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Il parco dell'Etna

Il Parco dell'Etna è stato istituito il 17 marzo 1987 al fine di tutelare lo straordinario patrimonio naturale del vulcano e concorrere alla corretta gestione dell'ambiente e allo sviluppo sostenibile del territorio per le presenti e future generazioni. L'Etna la “montagna”, il “Mons -Gebel” degli Arabi , considerato dagli antichi come una divinità è il Vulcano più alto d'Europa e uno dei più grandi vulcani attivi del nostro pianeta. E alto 3.330 metri circa, il suo diametro alla base supera i 40 Km e la sua circonferenza i 250 Km. L'Etna è una struttura complessa (vulcano multiplo o poligenico) originatasi in seguito alla sovrapposizione di prodotti eruttivi emessi nel corso di millenni (si è formato circa 500.000 anni fa) attraverso diversi sistemi di risalita magmatica (assi eruttivi) che hanno creato differenziate coperture laviche e piroclastiche. Oggi l'Etna presenta quattro bocche sommitali eruttive (Bocca Nuova, Centrale, Sud Est, Nord Est) e numerosi crateri laterali. Nelle zone interessate da colate laviche recenti vi è il deserto vulcanico. Nessuna forma di vita né vegetale, né animale. Mentre sono fertilissime e ricche di vita le aree interessate da antiche colate. L'interazione tra le forme primordiali e le forme di vita vegetale che si sono succedute nello spazio e nel tempo ha determinato l'evoluzione di una straordinaria varietà di ambienti e paesaggi naturali che sono il risultato di lunghi e complessi fenomeni (fisico-chimici,biologici e più recentemente umani). Le prime forme di vita che si insediano sono costituite da Muschi e Licheni , tra i quali assume un ruolo fondamentale lo Stereocaulon vesuvianum. Subentrano poi le prime Fanerogame, le pioniere per eccellenza, tra cui spiccano diverse specie di Sedum, di Rumex e di Genista aetnensis, seguite poi da altre numerose specie vegetali. Oltre 1.400 specie vegetali costituiscono la flora dell'Etna tra di esse le piante superiori (Faggi, Lecci, Betulle, Pini, Querce, Castagni) sono quelle maggiormente rappresentate. In mezzo alle colate laviche non è raro trovare anche fertilissime “dagale” coltivate a frutteti (mele, ciliege, pere, mandorle, nocciole) o a vigneto e uliveto. E sui terreni lavici, più in basso, si sono impiantati benissimo anche il pistacchio e il ficodindia che costituiscono ormai tipici paesaggi dell'Etna, e oggi riconosciuti con specifiche Denominazioni d'Origine Protetta. Il multiforme paesaggio cambia in continuazione alle diverse quote e ai diversi ambienti corrispondono differenti presenze di fauna selvatica (istrici, volpi, gatti selvatici, ricci, ghiri, vipere) e numerose specie di uccelli tra cui si segnalano l'aquila reale, il falco pellegrino, la poiana, la coturnice sicula, il barbagianni e l'allocco). L'area complessiva sottoposta ai vari livelli di tutela è pari a circa 59.000 ettari e ricade interamente nella provincia di Catania interessando il territorio di 20 Comuni. Nell'area di riserva integrale (zona A) la natura è conservata nella sua integrità; nell'area di riserva generale (zona B) si coniuga la tutela con lo sviluppo delle attività economiche tradizionali; nell'area di protezione a sviluppo controllato (pre-parco) costituita dalle zone C e D , che si presenta notevolmente antropizzata, si persegue uno sviluppo economico compatibile con il rispetto del paesaggio e dell'ambiente. Non rientrano all'interno del perimetro del Parco dell'Etna i centri abitati . I comuni, i cui territori ricadono all'interno del Parco, sono i seguenti: Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Castiglione di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, Maletto, Mascali, Milo, Nicolosi, Pedara, Piedimonte Etneo, Ragalna, Randazzo, Sant'Alfio, S. Maria di Licodia, Trecastagni, Viagrande, Zafferana Etnea.

I miti e leggende sul vulcano Etna

L'Etna, con il suo fascino misterioso, fin dai tempi più antichi ha ispirato l'uomo nella creazione di leggende e di racconti mitologici legati ad essa. Non sono pochi i poeti greci e romani che citarono il vulcano: Omero, Virgilio, Orazio, Ovidio e altri ancora hanno descritto l'irreale atmosfera e panorama delle eruzioni etnee. Grazie ad essi e alla tradizione popolare sono giunte ai giorni nostri numerose storie fantastiche. E' evidente come molti di questi racconti nacquero con lo scopo di fornire una spiegazione a quei fenomeni vulcanici che all'epoca non venivano considerati eventi naturali, ma manifestazioni divine. Ecco alcuni tra i più famosi miti: La leggenda di Vulcano Il dio Vulcano (chiamato anche Efesto) un giorno litigò con il sommo Giove; ovviamente il primo ebbe la peggio e fu scaraventato giù dall'Olimpo degli dei. La tremenda caduta tramortì il povero vulcano che quando si svegliò si accorse di essere su un'isola incantata che non aveva niente da invidiare all'Olimpo. Da allora Efesto prese il possesso dell'Etna dove si dice svolga l'attività di fabbro degli dei. Ecco spiegati i maestosi e spettacolari effluvi di lava e di gas. Il mito di Tifeo Tifeo era un gigante di grandissima statura. Un giorno questo decise di insidiare l'Olimpo. Allora Giove, adirato per l'irrispettoso l'atto, dopo una lunga e turbolenta lotta, decise di punire il gigante facendoli sorreggere la Sicilia con una particolare collocazione topografica: i piedi sotto il Lilibeo (Trapani), il braccio destro sotto il Peloro (Messina) e quello sinistro sotto Pachino ( Siracusa) e la testa proprio in prossimità dell'Etna. Ogni tanto l'irrequietudine del gigante darebbe vita ai terremoti e alle eruzioni dalla sua bocca. Il mito di Ulisse e Polifemo Questa famosa storia è narrata da Omero nell'Odissea ed è conosciuta in tutto il mondo. Ulisse, in ritorno da Troia, ebbe anche la sfortuna di imbattersi in Polifemo, uno dei feroci ciclopi con un occhio solo (mostruosi e giganteschi pastori) che dominavano la costa ionica siciliana. L'eroe greco, famoso per la sua arguzia, in un momento propizio, accecò il gigante con un palo di legno aguzzo. Polifemo iracondo voleva vendicarsi, ma essendo accecato non si accorse che Ulisse e compagni si erano aggrappati alla pancia dei pecoroni ed erano così usciti dalla grotta in cui erano tenuti prigionieri facendosi così burla del gigante. Il ciclope in un ultimo sussulto d'ira lanciò dei grossi massi contro Ulisse senza colpirlo dando origine ai faraglioni che oggi caratterizzano Acitrezza. La leggenda di Aci e Galatea Sempre sull'origine dei faraglioni di Acitrezza ed Acicastello si narra un'altra storia. Aci era un pastorello che viveva alle pendici dell'Etna. Questo era amato da Galatea, la quale però era a sua volta corteggiato da un ciclope. Il gigante non vedendo corrisposto il suo amore decise di uccidere Aci schiacciandolo con un gigantesco masso (uno dei faraglioni) credendo che finalmente Galatea si sarebbe concessa a lui. Ma non fu così. Galatea continuò ad amare il suo pastorello. Gli dei commossi dalle lacrime di Galatea decisero di trasformare il corpo di Aci in sorgenti d'acqua dolce che sgorgavano sui pendii del vulcano. Anche la gente fu commossa dall'amore contrastato di Aci e Galatea e in memoria del pastore si decise di usare il prefisso Aci per numerosi paesi della costa ionica e non solo. Ad esempio abbiamo Acitrezza, città dei tre faraglioni o Acicastello, nome attribuito alla presenza del castello sul mare, Acireale e altri ancora.

Il vulcano Etna

L'Etna come vulcano è una risorsa naturale di rara bellezza per la Sicilia, l'Italia, il mondo. Come montagna è un rilievo di assoluto rispetto, il monte più alto del centro-sud Italia con la sua altezza variabile a causa delle eruzioni che oscilla intorno ai 3320-3350 metri. In molti ghiacciai europei si scia ad altitudini inferiori. La sua collocazione sovrastante il golfo di Catania e dunque la sua vicinanza al mare rendono ancor più imponente e affascinante il suo aspetto e attira ogni anno centinaia di migliaia di visitatori da tutto il globo. L'immaginario comune di un vulcano richiama alla mente ambienti ostili e privi di vegetazione. Ma queste condizioni si ritrovano solo oltre i 2000-2500 metri sull'Etna. Nelle fasce intermedie del vulcano si ritrova un ambiente florido e ricco di vegetazione che permette meravigliose escursioni. In questa sezione cerchiamo di fornire una guida al miglior "utilizzo" e conoscenza di questa risorsa, sia come vulcano, sia come montagna e riserva naturale.

La geologia

L'Etna è il vulcano attivo più grande d'Europa. Il territorio occupato da questa maestosa "montagna" è di 1260 Km² per un altezza massima dei crateri sommitali di circa 3330 metri s.l.m. (altezza variabile in funzione delle eruzioni). Sembrerà inverosimile, ma questo immenso "monte" sorse dal mare. Infatti dove oggi sorge imponentemente l'Etna, un tempo vi era il mare. Le prime attività di tipo vulcanico iniziarono sotto il mare circa mezzo milioni di anni fa (Pleistocene superiore); con il tempo il materiale eruttato andava riempiendo questo ampio golfo che, i geologi stimano, si estendeva da circa Taormina al porto di Catania lambendo i monti Nebrodi nell'attuale zona di Bronte. Inizialmente il magma fuoriusciva da più punti in quanto non esisteva un "edificio" vulcanico; solo quando la lava si sovrappose sopra il livello del mare, il vulcano cominciò a prendere una forma. L'accumulo del materiale magmatico e il successivo sollevamento tettonico hanno permesso all'Etna di essere oggi uno dei rilievi più alti della penisola italiana. L'aspetto attuale del vulcano è il risultato di un evento esplosivo che risale a circa 14000 anni fa e della successiva edificazione dello stratovulcano conosciuto con il nome di Mongibello. L'Etna attualmente ha quattro crateri sommitali attivi (Cratere di Sud-Est, Bocca Nuova, Voragine e il Cratere di Nord-Est) e numerose bocche eccentriche (circa 350).

I nomi del vulcano

Sono numerosi i nomi che l'uomo nella storia ha attribuito a questo splendido vulcano. Etna non è un termine siciliano in quanto non armonizza con le disposizioni fonetiche del dialetto regionale. Il termine potrebbe derivare dal verbo greco Aitho che significa bruciare o fiammeggiare, quindi montagna di fuoco. Altro nome, oggi meno usato, è Mongibello, che non significa Monte Bello come erroneamente molti pensano, infatti questo termine deriva dal latino "Mons" e dall' arabo "Gibel" (montagna); i dominatori arabi rimasero stupiti dalla maestosità del vulcano e cosi pensarono di chiamarlo il Monte, come per dire la montagna per eccellenza. I siciliani sentendo nominare spesso la parola Gibel agli invasori si convinsero che questo fosse il nome del vulcano e dunque si abituarono a chiamarlo Mons Gibel. Tuttavia le popolazioni etnee e i catanesi della nostra epoca preferiscono chiamare il vulcano "a muntagna", termine che in sé racchiude il rapporto di riverenza, ma anche di rispetto e gratitudine, che l'Etna instaura spontaneamente coi "figli" della sua terra.

Nuova mappa 3D delle località sciistiche etnee

Tra le innovazioni apportate nella nuova versione di EtnaSci vi è la possibilità di consultare una cartina digitale delle piste da sci etnee interamente realizzata dal nostro staff. 
La mappa, sia per Nicolosi che per Linguaglossa, è accessibile dal menù LOCALITA' > Ski Map3D (e selezionare una delle due località) oppure dai seguenti link: SkiMap 3D - Etna Sud - SkiMap 3D - Etna Nord

 

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