Il “calendario” delle Ripe della Naca
- Scritto da EtnaSci
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Il 1928 da una frattura originatasi a monte del rifugio Citelli la lava scendeva verso i centri abitati del versante orientale dell’Etna minacciando in particolare S. Alfio e Mascali. Il 2 novembre gli abitanti dei paesi minacciati dalla lava, preoccupati di perdere le loro case, si riunirono per andare in processione al fronte lavico che, alla data suddetta, era già arrivato al sito dove oggi sorge il santuario Magazzeni. Durante la processione si avvertivano violenti terremoti e forti boati provenienti dai crateri terminali. Iniziò anche a piovere. Gli abitanti di Mascali (che tre l’altro era ancora molto distante dal fronte lavico) pensarono bene di ritornarsene mentre quelli di S. Alfio arrivarono fino alla punta più avanzata della colata dove venne celebrata la santa messa. La notte del 2 novembre del 1928 ebbe inizio una violenta eruzione nel sito denominato “Ripe della Naca” a una quota di circa 1200 metri s.l.m. Era l’avvio di una delle più distruttive eruzioni che si sono verificate sull’Etna in tempi storici: il 2 il 3 e 5 novembre sul versante ENE dell’Etna si formò in tre tappe una larga e profonda frattura lunga svariati chilometri. Dalla frattura effusiva apertasi poco prima della mezzanotte del 2 novembre a quota 1200 metri s.l.m. in un fitto bosco di querce e castagni fuoriuscirono milioni di metri cubi di lava che si precipitarono a valle dal costone delle Ripe della Naca che costituisce il piano di una faglia. La lava si divise in diversi bracci che, riunitisi a valle delle Ripe, iniziarono velocemente la discesa puntando direttamente verso l’abitato di Mascali, incanalate nel torrente Vallonazzo. Il 6 novembre Mascali era stata cancellata dalla carta geografica della Sicilia mentre l’eruzione continuò fino al 20 novembre dello stesso anno; erano stati emessi ben 26 milioni di metri cubi di lava. Quando nevica a quota inferiore a 1200 metri s.l.m. la neve imbianca le sciarose cascate di lava di Ripa della Naca delineandone nettamente il confine con la zona alberata risparmiata dalla colata. Queste singolari strisce di sciara imbiancata di neve assumono lo strano aspetto di un VII romano alla rovescia, cioè IIV dato che la neve si accumula sulla lava rendendosi visibile anche a notevole distanza rimarcando quelle che un tempo erano le incandescenti cascate della lava che ha distrutto Mascali. Gli anziani sanno leggere questo singolare “calendario” naturale annunciatore dei rigori invernali e conoscono che quando sull’Etna appaiono i “numeri romani” è bene preparare il braciere o più comodamente, come accade ai nostri tempi, accendere stufe, termosifoni o pompe di calore. Giovanni Tringali
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